I due artisti insieme, a Capalbio, ritraggono la Maremma, terra che, da splendido, isolato, tragico anacronismo, si sta trasformando in fertile, stereotipata parte della provincia italiana.
KRISS GUENZATI E MICHELE DUBINI, artisti milanesi. Luogo dell’evento Il Frantoio, ristorante, ma anche punto di incontro culturale, ai cui piani superiori, in uno spazio dedicato, si svolgono eventi ed esposizioni Diplomata all’accademia di Brera nel 1970, Kriss Guenzati è un’artista che ha dedicato gran parte della sua carriera ai ritratti. Fondamentali, nei primi anni ’80, un lungo soggiorno a New York e soprattutto l’amicizia con Leo Castelli, attraverso cui conosce e ritrae personaggi come Roy Liechtenstein e Carol Rockfeller. Il suo studio ha assistito al passaggio di molti personaggi noti che hanno richiesto l’aiuto della pittrice per rappresentare la loro anima in un dipinto. Celebri i ritratti di Giorgio Strehler, di Gianni Agnelli, della famiglia Mantero. Michele Dubini, sposato con Kriss Guenzati, cacciatore, amante della natura e osservatore del mondo animale, comincia a disegnare fin da giovane, ma vi si dedica professionalmente solo più tardi, dopo aver lavorato per vari anni nel commercio e nella pubblicità. Gli acquatici sono forse i più bei soggetti per un pittore naturalista e di questo ce ne accorgiamo subito nei lavori di Michele Dubini acuto osservatore del mondo animale, amante della natura, ma anche cacciatore appassionato. Insieme, a Capalbio, ritraggono la Maremma. 
Questa terra, da splendido, isolato, tragico anacronismo, si sta trasformando in fertile, stereotipata parte della Provincia Italiana. Con tale spinta propulsiva moderna si corre il rischio che i suoi abitanti perdano di vista la Maremma; questa, pur se si sta adeguando, non ha ancora il passo della società industrializzata. Nel 1800, in piena epidemia di malaria e di miseria, si affermava che “Maremma devorat habitatores suos”; al contrario oggi sono gli uomini a deturpare e degradare, quindi a distruggere il proprio territorio. I pennelli del pittore servono a questo; riescono a fermare e comprendere l’immagine al presente Il verde cupo della macchia, la tesa degli uccelli di palude non sono racconto dei nonni, ma lettura reale del mondo che ci circonda. La sensibilità consiste nel saper rallentare, nell’adeguarsi al passo della Maremma, nel saperne interpretare il respiro. L’occhio si fa più attento a cogliere il particolare; l’uccello è descritto in ogni suo dettaglio, una miniatura inglese con una vivace anima italiana, i panorami hanno i colori del sole e le sfumature del vento primaverile. Il messaggio ancora una volta affidato alla tela non è quindi la ricerca di un tempo perduto, ma la consapevolezza di descrivere un mondo modificato ma antico, per poterne testimoniare la valenza. 
Natura, flora e fauna, comprese uomini e cavalli, sono ben vivi e reali nel paesaggio attuale di questa terra e lo rendono del tutto unico ed originale. Avanguardismo del novecento, Arte Povera e Nuova Immagine stanno tramontando all’alba del nuovo millennio; una delle priorità della civiltà contemporanea e dell’artista che la ritrae si risolve nel tornare a concentrare attenzione e preoccupazione per la natura. Riprodurne i colori è la migliore espressione di un’arte che si rinnova nell’amore per la Maremma.